MUSICOTERAPIA SUFI


Sentiamo quanto scrisse un Maestro sufi  del XIV secolo, Abd âlRazzâq âlQâshânî (?-1329): 
«Prendiamo una metafora. Il terreno che viene urtato dal suono è esso stesso movimento ondulatorio. 
L'onda è il metro, il ritmo nasce dalla combinazione dei toni su questa onda [...]. I toni si ripartiscono sulla misura, regolare o non regolare; 
possono riempirla succedendosi con rapidità, o al contrario lasciare vuoti vasti intervalli. A volte si affastellano, a volte si distanziano [...]. In ragione di questa libertà di ripartizione e di innescamento, i toni possono dare alla forma di base, costantemente sinuosa, un profilo nobile, sempre differente [...]. 
Questi giochi del tono sull'onda sonora, questo modellarsi della sostanza dell'onda, la coincidenza e l'opposizione delle due componenti, la loro tensione reciproca e l'adattamento continuo degli uni negli altri, ecco ciò che noi chiamiamo vita.»



La musicoterapia è esistita praticamente da sempre. 
In Europa già Ippocrate conduceva i deviati psichici nel tempio e faceva ascoltare loro la musica. 
Presso le genti turche sciamanesimo e musicoterapia son legati da millenni. 
Lo sciamano era detto, a seconda delle tribù e delle mansioni, oyun, kam, basi o bahshi.
La danza e la musica erano molto diffuse fra gli sciamani dell'Asia centrale, 
e soprattutto strettamente connesse con le loro terapie. 
Ne sussistono raffigurazioni nei graffiti rupestri preistorici del Kobystan, in Azerbaijan, ma anche nel Kazakistan e lungo il Selenga, 
e via via sino alle miniature di Siyyn Kalam (conservate alla Biblioteca del Topkapi Saryi Muzesi). 
Nei primi secoli del primo millennio sia tra i Turchi Tabgaç dei regni della Cina del Nord - cui si deve la diffusione del Buddismo in Cina - 
sia tra i Turchi delle steppe dell'Asia centrale (in particolare i Gök Türk) era ben diffusa la musicoterapia. 
Lungo tutto il corso dei secoli un'abbondante letteratura turca, ma anche cinese, ne dà precise relazioni.


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