ANIMA E AMORE



ANIMA E AMORE 

.. Magnifici versi intrisi d'Amore,
che segnano il passo verso nuove vette ed ere esistenziali, se oggi possiamo parlare di "nuove energie" lo dobbiamo anche a tanta levatura e grandezza, una già capace fisica quantistica in azione, Leggi sublimi senza tempo, echi del divino che ci permea e ci richiama a sè ! Quanta gratitudine dobbiamo sentire per tanti memorabili Poeti e Cantori dell'Anima, che ci guidano verso le vette sublimi dell'esistenza! 
tanta contemplazione è la vera guida alla propria elevazione, non più istinto basso e legato alla maschera, all'ego, ma intuzione, legata alla vera realtà dell'Anima e riunione assoluta con il divino nella propria vera Identità.

AL COR GENTIL REIMPARA SEMPRE AMORE 

Al cor gentil rempaira sempre amore
come l’ausello in selva a la verdura1;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole2;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco3.

Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li dà valore:
così lo cor ch’è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo ’nnamora4.


Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com’ adamàs del ferro in la minera.

Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
e ’l ciel riten le stelle e lo splendore.

Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.

Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
sïando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza»

GUIDO GUINIZZELLI

L’amore ha la sua sede naturale nel "cuor gentile", cioè nell’animo nobile, per congenite qualità naturali, o per la conquista individuale mediante la forza dell’intelligenza e della cultura; la donna con la sua bontà e bellezza traduce in atto l’Amore che potenzialmente risiede nel cuore gentile, esaltando le migliori qualità dell’uomo, liberandolo da ogni bassezza e impurità e perfezionandolo moralmente. 
Così operando sull’uomo, la donna assolve una funzione in certo qual modo analoga a quella di Dio, che risplende davanti all’intelligenza angelica: questa gli obbedisce, facendo ruotare il cielo a cui è preposta per l’attuazione dell’ordine universale da Lui voluto.
Amore è strumento di virtù e fonte di perfezionamento spirituale. 

La donna è una creatura angelica, anello di congiunzione tra Dio e l’uomo...
Si attua in questa canzone la perfetta conciliazione tra l’amore terreno e l’amore divino, il riscatto totale dell’amore da ogni condanna morale, la risoluzione di un problema etico che tanto aveva travagliato il pensiero medievale.



DANTE AI FEDELI D’AMORE
Rime della Vita Nuova 

A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
4salute in lor segnor, cioè Amore.

Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
8cui essenza membrar mi dà orrore.

Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
11madonna involta in un drappo dormendo.

Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
14appresso gir lo ne vedea piangendo.

[Vita Nuova III 10-12]


"Cantare la bellezza della rosa significava per quei poeti esaltare le virtù della segreta saggezza che conduceva a Dio". 

I Templari furono latori del messaggio: "Roman de la Rosa" a cui si ricollegò la "candida rosa" di Dante che concluse il suo viaggio iniziatico nei tre regni oltre-mortem. 

La donna, per i Fedeli d'Amore era l'equivalente della rosa mistica dei Sufi e simbolo della Dottrina segreta. 


CANTO V INFERNO
(versi 100-108 e 137-142)


 Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
      Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
      Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte. ....
.... Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
      Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
      E caddi come corpo morto cade.

Dante, "DIVINA COMMEDIA"

Ernst Klimt Francesca da Rimini e Paolo, 
1890 c.a. Olio su tela, 125 x 95 cm (© Belvedere, Vienna)


Davanti a tanta altezza sublime, non si può non cadere, si collassa, si "muore", avviene una sorta di catarsi, per poi permettere la rinascita, per raggiungere altezze più elevate di coscienza e stadi superiori dell'anima. 
mentre la donna parla, racconta, spiega, parla, l'uomo piange, accompagna la grandezza dei versi con il suo moto più alto dell'anima, con grande commozione, presenza elevata di sensi capaci di amare in modo assoluto, che ha raggiunto grazie a questa forza d'amore, attraverso la grazia femminile, il poeta invece non resiste davanti all'estasi, raggiunge alte vette del sublime, cade, "muore", per poi rinascere a stadi più alti di elevazione, gradini verso la vera realizzazione di sè, unità della propria identità globale. 
i versi dedicati all'Amore, individuano la Donna come angelo, latrice di nuove e più alte vette, Rosa mistica, è già Poesia in sè, è Anima, che trascende la personalità più bassa delle forze istintive e raggiungono l'intuizione, 
le rime sono musica, sono aperte alla creazione, la Donna intesa come virtù della bellezza dell'anima porta alla trascendenza, all'unione di forze contrapposte, accompagna l'uomo all'elevazione, a rinascere a nuove altezze, infine alla assoluta unità con Dio ... 
e Dio è Amore, 
"A l'alta fantasia qui mancò possa; 
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle."

Canto XXXIII Paradiso, Dante
Cristina @ liberamenteAnima

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